di M. C. D’Annunzio
L’industria tessile rappresenta uno dei pilastri dell’economia abruzzese. Lo dimostrano non solo i dati occupazionali e il fatturato, ma anche la richiesta estera e la grande considerazione che le grandi case di moda, italiane e non, hanno dei prodotti Made in Abruzzo.
La moda abruzzese dà lavoro a più di 20mila persone garantendo un fatturato di 800 milioni di euro. Ben 150 milioni provengono dall’esportazione di prodotti tessili, calzature e pelletteria verso gli “affezionati” importatori del Made in Italy come Germania e Stati Uniti.
Il panorama aziendale è piuttosto composito e spazia tra i centri produttivi delle grandi multinazionali e le piccole imprese con pochi dipendenti che costituiscono il 95% del totale. La maggior parte di queste imprese si concentra nella provincia di Teramo (circa il 50%) lasciando, però, una bella fetta anche alla provincia di Pescara e a quella di Chieti.
Nonostante le province di Teramo e Chieti vantino il maggior numero di manifatture tessili nate recentemente, dal 2014 a oggi, il teramano possiede un primato ormai quarantennale nella produzione del jeans. Infatti, nel distretto di Vibrata-Tordino-Vomano si trova la “denim valley”, polo tessile ricco di aziende terziste che gestiscono diverse fasi produttive di noti marchi italiani e internazionali.
A proposito di industrie tessili consolidate nella tradizione del territorio, è imperativo menzionare l’atelier sartoriale Brioni a Penne, nell’entroterra pescarese, fondato nel 1959 da Nazareno Fonticoli e Gaetano Savini e ora appartenente al gruppo francese di lusso Kering. Simbolo della moda di lusso italiana, la Brioni ha plasmato l’economia territoriale rendendo l’Abruzzo non solo un polo quantitativo ma anche qualitativo del luxury Made in Italy.
Le nuove richieste del mercato: l’Abruzzo si adatta e si rinnova
Proprio grazie alla storica tradizione sartoriale e industriale nel settore tessile, l’Abruzzo sembra essere perfettamente in grado di adattarsi alle mutevoli richieste del mercato, il quale esige un ritorno alla qualità artigianale in netta opposizione al dilagare del fast fashion. La produzione di un prodotto unico, di ottima qualità sartoriale e, perciò, durevole, risulta essere in linea con le nuove direttive dell’UE a proposito di sostenibilità e circolarità, per modellare un’economia rispettosa tanto dei diritti del lavoratore quanto dell’ambiente.
In quest’ottica di rinascita dell’artigianato è fondamentale la formazione di personale specializzato per promuovere la crescita del settore e incentivare il ricambio generazionale. Ha, perciò, un ruolo strategico la Nuova Accademia Moda Italiana (NAMI), la quale da più di 20 anni forma giovani artigiani e collabora con il distretto della moda di ATEA (Area per la tutela delle eccellenze artigiane) per garantire l’approdo di manodopera alle 50 aziende che ne fanno parte.
La Brioni, invece, possiede la Scuola di Alta Sartoria “Nazareno Fonticoli” della Fondazione Formoda, che eroga un corso di formazione triennale a pochi passi dai luoghi di produzione dell’azienda proponendo programmi di collaborazione con l’Accademia del Costume e della Moda di Roma. Inoltre, l’impresa di alta moda ha recentemente avviato delle collaborazioni con l’Istituto “Luca da Penne – Mario dei Fiori” di Penne e il “Moretti” di Roseto Degli Abruzzi.
Arrivano i brand del lusso!
Dopo l’arrivo di Louis Vuitton e Fendi nel teramano, è approdato a Penne Brunello Cucinelli. L’imprenditore umbro ha deciso di investire sul territorio abruzzese consapevole della grande tradizione di sartoria e dell’abilità della manodopera già formata e ricca di esperienza. Assumendo ben 400 addetti del settore, Cucinelli potrebbe aver dato una grande spinta di rinnovamento alla regione Abruzzo, andando a pubblicizzare le grandi qualità del suo polo tessile.
Approderanno altri brand del lusso? Non mancano di certo le opportunità di crescita… perciò, non resta che scommetterci.
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